Il mese di giugno è senza dubbio il mese dei ragazzi. Ragazzi in vacanza per la fine della scuola, ragazzi sotto esame, ragazzi con lo sguardo rivolto al futuro.

E a proposito di ragazzi con lo sguardo rivolto al futuro, AIDO Milano vuole condividere con tutti voi, cari lettori, la commovente storia di una ragazza che ha potuto guardare al futuro grazie ad un trapianto di fegato, che le salvò la vita nel 1998, all’età di 14 anni. La storia di Giulia.

“Quarto piano padiglione Monteggia, la mano di mio papà stretta nella mia, un libro per ingannare l’attesa e la voglia di tornare a scuola che tra un’ora c’è arte e a me piace un sacco.

Una signora sviene tra i lamenti e le preoccupazioni dei parenti, la guardo e penso… mi sa che qui ci viene chi non sta proprio al massimo…ritorno alla lettura… C’era una volta…”Boniardi”…

Entro in una stanza, anzi una stanzona con tanti paravento a separare un lettino dall’altro… Benvenuta al CENTRO TRAPIANTI DEL POLICLINICO!

Sorrido al Dott. Paone che immediatamente fa un commento sarcastico sulle mie scarpe hall star tutte scritte…mi sei piaciuto subito!

Ufficialmente in lista d’attesa, sembrava buono allora…?

Aspetta, aspetta, aspetta senza aspettare, perché se aspetti troppo poi ti girano in testa pensieri strani.

22 Maggio 1998 13.20 14 anni driiin “Pronto? Giulia?” “Si sono io” “Sei seduta? Siediti…” “Mi scusi ma lei chi è?” “Sono il Dottor Rossi, devi essere entro le due in reparto, chiama subito i tuoi e informali che è arrivato l’organo, stai tranquilla” Giuro che ho risposto : “aaaa…bene l’organo di chi?” “Tuo! devi fare la preparazione pre operatoria arriva prima che puoi” “Ok Grazie” “Ti aspetto…”

Attacco la cornetta… e… lacrime di cosa non lo so, lacrime. Preparo la mia valigia…e intanto spero che qualcuno dei miei chiami, è pausa pranzo e i telefonini sono ancora un optional…

Pigiama c’è, dentifricio, mutandine…quante mutandine porto? Quanto ci dovrò stare…bho va bè le prenderà la mamma, ma perché mi batte il cuore a tremila, mi rispondo da me…

Paura Giulia terrorizzata e tremante.

Alle due e venti ero in reparto arrivata direttamente con il guzzone di papà, tutti esami e esamini del caso e poi circa alle cinque del mattino…

“Giulia siamo pronti stenditi pure sulla barella” senza un fiato ubbidisco mi stendo e le grandi luci passano sopra di me velocemente lungo i corridoi, poi la sala operatoria bei sorrisi , specialmente quello del dottorino che faceva il praticantato… mi accorgo di essere nuda e penso…”Ecco che figura di merda…”

Quando sei qui non sei diverso da tanti altri…siamo tutti sullo stesso lettino… poi si offusca la vista piacevole sensazione e assuefazione e buio!

La storia di tanti trapianti…la storia del mio…

Non occorre dire altro: perché è accaduto, cosa ho sopportato, a cosa ho rinunciato, a cosa non ho voluto rinunciare…può essere utile spiegare cosa vuol dire tutto cio!

Oggi con piacere torno a salutare nuovi e storici protagonisti della storia… Donatella, Paone, Melada, Mannini, Gigliola..la fatina trilli…che non svelerò chi è e tutti quelli che dimentico…

Vuol dire, per come l’ho vissuta io, una bella sfortuna…corredata da dolore, fatica terapia e abbastanza sbattimenti…controlli, esami, un rigettino post trapianto, per non farsi mancar nulla…e poi una vita normale.

In realtà̀ non esistono vite normali ognuno ha la sua, le sue esperienze che non si possono giudicare, ognuno vive a modo suo gli avvenimenti ma non per questo risultano essere più o meno importanti di cio che è successo a me io sono una tra tante.

Mi piacerebbe contribuire…ma come?

[…] invece di pensare che io sono una trapiantata penso a chi diventerà medico, infermiere, donatore, trapiantato…quello che possiamo fare insieme a chi ne sa più di noi è informare fare cultura non autocelebrarsi come scelti per la rinascita e la nuova vita…non serve

Siamo stati operati da mani esperte abbiamo in noi organi che non sono nostri e lo sentiamo, proviamo a spiegarlo con ironia e serietà, io ci provo, non sempre mi riesce ma ci provo, questo l’unico contributo che a questa serata posso dare…

Esortare chi può e ha voglia a farlo, a parlarne senza sentimentalismi con sincerità e concretezza. Informare per chi ci sarà dopo di noi…”