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“Ci sono cose che non servono per sempre,
ma non per questo non servono a nessuno.”

IL TRAPIANTO è il momento in cui, concretamente, due vite si incontrano e si intrecciano.  Sono tornata a vivere grazie al dono di un organo da parte di chi, purtroppo, ha incontrato la morte. Grazie al dono, la mia vita ha potuto proseguire.

Laura Mazzeri, Trapiantata

PERCHÉ DONARE

Il trapianto è una risorsa straordinaria della medicina moderna. 

Un trapianto può salvare la vita di un paziente, consentire condizioni di vita migliori a chi è obbligato a terapie lunghe e dolorose come la dialisi o permettere di riacquistare la vista a chi l’aveva perduta. Le persone trapiantate ritornano a lavorare, ad avere figli, a viaggiare, a praticare sport e a fare progetti per il futuro.

Il trapianto d’organi salva vite umane. 

Donare gli organi dopo la morte

QUANDO AVVIENE LA DONAZIONE

Il prelievo di organi e tessuti a scopo di trapianto avviene solo dopo che sia stata accertata la morte di una persona, avvenuta malgrado sia stato fatto tutto il possibile per salvarla. 

La certificazione di avvenuta morte viene effettuata, a termini di legge, da una commissione formata da tre specialisti (un medico legale, un rianimatore e un neurologo). Costoro eseguono accertamenti clinici per stabilire, per almeno sei ore consecutive, la contemporanea assenza di riflessi cerebrali quali reazioni agli stimoli dolorifici, respiro spontaneo, stato di coscienza, qualsiasi attività elettrica del cervello.

L’informazione corretta è il primo passo per una scelta libera e consapevole. 

I donatori di organi sono persone di qualunque età che muoiono in ospedale nelle unità di rianimazione a causa di una lesione irreversibile del cervello (dovuta a emorragia, trauma cranico, aneurisma ecc.) o di un prolungato arresto cardiaco, che abbiano prodotto la totale distruzione delle cellule cerebrali. Quando la morte avviene per la cessazione di tutte le attività cerebrali, è possibile mantenere artificialmente la circolazione del sangue e la respirazione della persona deceduta conservando attivi, per un tempo limitato, i suoi organi.

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Scegliere di donare moltiplica la vita. 

La certificazione di avvenuta morte viene effettuata, a termini di legge, da una commissione formata da tre specialisti (un medico legale, un rianimatore e un neurologo). Costoro eseguono accertamenti clinici per stabilire, per almeno sei ore consecutive, la contemporanea assenza di riflessi cerebrali quali reazioni agli stimoli dolorifici, respiro spontaneo, stato di coscienza, qualsiasi attività elettrica del cervello.

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Informazioni utili

GLI ORGANI E TESSUTI CHE POSSONO ESSERE DONATI DOPO LA MORTE

Organi: reni, cuore, polmoni, fegato, pancreas e intestino.
Tessuti: cornee, valvole cardiache, arterie, vene, ossa, cartilagini, tendini e cute.

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LA SCELTA DI DONARE

La normativa italiana pone la persona in vita quale titolare del diritto a esprimersi favorevolmente o meno sulla donazione dei propri organi e tessuti. La dichiarazione della volontà di donare gli organi è regolamentata dalla Legge n. 91 del 1° aprile 1999 e dal decreto ministeriale 8 aprile 2000. Esprimere in vita il consenso alla donazione degli organi è una scelta consapevole. È possibile informarsi, parlarne in famiglia per condividere la decisione ed essere sicuri che essa sarà rispettata.

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ANONIMATO – GRATUITÀ – RISPETTO

Non è possibile conoscere il nome del donatore né quello del ricevente in quanto la Legge garantisce l’anonimato di entrambi. Gli organi vengono assegnati in base alle condizioni di urgenza e alla compatibilità clinica e immunologica delle persone in attesa di trapianto. È illegale comprare o vendere organi umani: la donazione è sempre volontaria, gratuita e anonima. I costi del trapianto sono a carico del Servizio sanitario nazionale. Gli organi e i tessuti sono prelevati nel più grande rispetto del defunto. Dopo il prelievo, il corpo del defunto è a disposizione della famiglia per le procedure relative alla sepoltura.

LE RELIGIONI

Una delle domande più frequenti nelle discussioni sulla donazione degli organi è: “La mia religione l’approva?”

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