Per la prima volta in Italia è stato effettuato un trapianto di fegato da donatore “a cuore non battente” ossia in stato di arresto cardiaco.
L’intervento è stato effettuato lo scorso 3 settembre su un uomo di 40 anni da parte di un’equipe che ha coinvolto l’Ospedale Niguarda, il Policlinico S. Matteo di Pavia e il Centro Nazionale Trapianti.
Il “trapianto da donatore a cuore non battente” si differenzia dal protocollo tradizionale per il prelievo degli organi che normalmente avviene da un donatore in stato di morte cerebrale. In questo caso, invece, il decesso è dichiarato in seguito alla cessazione dell’attività cardiaca ed il prelievo è effettuato rispettando il periodo di osservazione di 20 minuti (“no touchperiod”) che conclude il processo di accertamento di morte.
Tale procedura permette l’utilizzo dell’organo anche dopo il prolungato periodo di assenza di attività cardiaca (20 minuti), un intervallo che espone gli organi al rischio danni irreversibili e vanificare la possibilità di trapianto.
Tutto ciò è reso possibile grazie alle particolari tecniche di circolazione extracorporea (ECMO- ExtraCorporeal Membrane Oxygenation) per la perfusione e l’ossigenazione post-mortem ed in situ degli organi addominali per 4 ore, dopo i 20 minuti di arresto cardiaco, misure necessarie a mantenere la normale temperatura corporea ed a ritardare il danno da ischemia (mancata ossigenazione), principale minaccia che rischia di compromettere l’utilizzo degli organi per il trapianto.
Una “prima volta”, questa, dunque, di rilevanza scientifica enorme, date le nuove opportunità offerte nel campo dei trapianti di fegato, opportunità che si tradurranno, lo ricordiamo sempre, nel salvare ancora più vite.
Francesca Boldreghini